Sterilità di Coppia

Infertilità per cause relative all'uomo o alla donna

INFERTILITÀ MASCHILE E FEMMINILE

Le risposte alle domande che tante donne si pongono prima di ricorrere alla fecondazione assistita.

I dubbi attorno alle tecniche di fecondazione assistita sono tanti come anche abbondano luoghi comuni e paure immotivate che spesso frenano le coppie (e soprattutto la donna, sulla quale inevitabilmente ricade il compito di “rimediare” ad una infertilità di coppia), facendo perdere tempo prezioso. Abbiamo provato a selezionare le domande che tutte le donne, prima di affrontare in modo “medicalizzato” i propri problemi di infertilità, in genere si pongono.

Cosa si intende per infertilità e sterilità?

Una coppia che dopo un anno di rapporti regolari e non protetti non riesce a concepire è in genere considerata infertile. Non bisogna dimenticare, però, che una non trascurabile percentuale di coppie riesce ad avere un figlio dopo due anni di tentativi, per cui molti preferiscono parlare di infertilità dopo 24 mesi (secondo i criteri della Organizzazione Mondiale della Sanità). Invece, se una coppia ha già avuto figli ma non riesce ad averne altri, si dice affetta da infertilità secondaria. Complessivamente, l’infertilità riguarda circa il 15% delle coppie. Le cause dell’infertilità sono numerose e di diversa natura. Per alcune di esse, le più diffuse, si può intervenire con diagnosi tempestive, cure farmacologiche e terapie adeguate, ma anche e, soprattutto, con la prevenzione e l’informazione, per altre, è necessario ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. La sterilità in senso proprio riguarda, invece, le coppie affette da una precisa patologia irreversibile o che restano non fertili anche dopo un iter diagnostico e terapeutico esauriente e svolto in un tempo ragionevole. Quando la sterilità è una condizione permanente non resta che rivolgersi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita più sofisticate.

Le coppie con problemi di infertilità sono effettivamente molte?

Le stime del tasso di infertilità di una popolazione possono essere di tipo diretto o indiretto. Una stima indiretta prende in considerazione il numero complessivo di coppie in età feconda che non hanno avuto figli. L’assenza di figli, però, perlomeno in una certa percentuale di casi, è una scelta e non un effetto dell’infertilità per cui si corre il rischio di sovrastimare i dati. Le stime dirette dell’infertilità sono certamente più affidabili in quanto si basano su indagini demografiche specifiche condotte sull’intera popolazione o, più spesso, su gruppi campione.

Considerando che i vari studi di popolazione danno un indice di fecondità (possibilità di concepire per ciclo) intorno al 25% in coppie giovani, i calcoli prevedono che nelle nuove coppie il 19% avrà problemi riproduttivi dopo 2 anni e che di queste il 4% sarà sterile e le altre coppie saranno subfeconde. Subfecondità sta ad indicare un indice di fecondità 3 o 4 volte più basso della norma: questo significa che alcune coppie dovranno attendere un tempo maggiore per concepire. Un fattore incisivo di subfecondità è l’età della donna. Sia studi demografici sulla percentuale di nuove coppie sterili che segnalano un aumento progressivo della sterilità con l’età, sia i risultati delle tecniche di Procreazione medicalmente assistita (PMA) dimostrano che esiste una riduzione della capacità di concepire.

Quali sono le principali cause di infertilità?

Valutare quale sia l’impatto dei diversi fattori di infertilità è molto difficile. Una stima affidabile, benché relativa solo ad una parte della popolazione, proviene dai dati riguardanti le coppie che si rivolgono ai centri per la procreazione assistita. I dati raccolti dal Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita sono i seguenti:

  • Infertilità maschile: 35,4%
  • Infertilità femminile: 35,5%
  • Infertilità maschile e femminile: 15%
  • Infertilità idiopatica: 13,2%
  • Altre cause: 1%

Inoltre, la letteratura medica sottolinea sempre di più il ruolo di fattori psico-sociali di infertilità dovuti a fenomeni complessi come lo stile di vita, la ricerca del primo figlio in età tardiva (come dicevamo è fondamentale l’età della donna), l’uso di droghe, l’abuso di alcool, il fumo, le condizioni lavorative, l’inquinamento.

Quali sono i fattori più importanti che determinano infertilità femminile?

Le donne italiane fanno figli tardi, più tardi di quasi tutte le altre donne europee. Si sposano in media a 28 anni, partoriscono il primo figlio a 30 (un anno in più rispetto alla media europea), e hanno meno figli delle altre europee (1.22 contro 1.44). Le ragioni che spingono le donne, o meglio le coppie, a rimandare la genitorialità, sono del tutto comprensibili. Prima occorre raggiungere una ragionevole sicurezza economica, una sufficiente organizzazione familiare per la gestione dei figli, la maturità emotiva che fa della procreazione una scelta autonoma e non un obbligo sociale. La profonda modificazione culturale degli ultimi cinquanta anni ha dato un significato diverso alla filiazione, frutto di scelta e quindi di responsabilità individuale e di coppia, e ha consentito un ruolo più incisivo della donna nel mondo del lavoro. Tutto questo, però, richiede tempo. Così, purtroppo, quando si ritiene di poter finalmente avere un figlio è spesso troppo tardi. Il periodo più fertile per una donna è infatti tra i 20 e i 25 anni (100%), resta sufficientemente alto fino ai 35 (circa il 50%), subisce un considerevole calo dai 35 ai 40 (20%), è bassissimo oltre i 40 (5-7%).

Con l’età, infatti, invecchiano i gameti femminili (gli ovociti hanno la stessa età della donna: a differenza degli spermatozoi sono già tutti presenti nel feto femminile, e sono gli stessi che matureranno di volta in volta ad ogni ciclo mestruale) e aumenta il rischio di malattie connesse alla infertilità-sterilità. Si tratta spesso di malattie comuni che possono capitare negli anni, tra cui le malattie infiammatorie pelviche, le patologie tubariche, lo sviluppo di fibromi uterini, l’endometriosi.

Letà delluomo è molto meno significativa. Tuttavia, uomini in età avanzata hanno un eiaculato peggiore sia in termini qualitativi che quantitativi. Gli spermatozoi sono di meno, sono meno motili, sono più frequenti le anomalie cromosomiche. Un ovocita fecondato da uno spermatozoo non normale, va incontro spesso ad un aborto spontaneo o sarà portatore di malattie genetiche.

L’invecchiamento degli ovociti è un fattore di sterilità particolarmente rilevante. Gli ovociti di donne non più giovani hanno più spesso anomalie genetiche (cromosomiche) e, se fecondati, possono dare luogo ad embrioni malformati, spesso abortiti spontaneamente (la percentuale di bambini con Sindrome di Down, ad esempio, è di 1 su 2000 in donne di 20 anni, 1 su 900 in donne di 30 anni, 1 su 350 nelle donne di 35 anni, 1 su 110 nelle donne di 40 anni, 1 su 25 nelle donne di 46 anni).

La selezione naturale, infatti, elimina gran parte degli embrioni con malformazioni e questo spiega l’alto tasso di abortività spontanea nelle donne non più giovanissime: l’abortività è del 18% per le donne tra i 30 e i 39 anni, del 34% per quelle intorno ai 40 anni, contro il 10% delle donne con meno di 30 anni. I fattori che riducono la fertilità sono, quindi, sia di ordine quantitativo che qualitativo, ci sono meno ovociti e sono di peggiore qualità. Con il tempo, soprattutto intorno ai 38 anni, nei follicoli restano pochi ovociti, che come abbiamo visto, in una significativa percentuale di casi non sono in grado di dare luogo ad un embrione normale.

Purtroppo, ricorrere alla fecondazione assistita in queste situazioni non serve a molto. Studi comprovati hanno dimostrato che anche in questo caso, l’età della donna influenza molto le possibilità di successo:

  • Le donne pur sottoposte a stimolazione ovarica producono meno ovociti e con alterazioni cromosomiche e/o genetiche.
  • La percentuale di successo per ciclo per una donna di più di 40 anni è di conseguenza non più del 5%.
  • Una ulteriore prova è data dal fatto che la donazione di ovociti da parte di una donna più giovane spesso riporta la fertilità entro la norma di quell’età. L’età dell’utero, invece, è molto meno importante. Tuttavia, dati statistici mostrano una correlazione tra età dell’utero e incremento della percentuale di aborti spontanei di embrioni cromosomicamente normali e una maggiore incidenza di casi di placenta previa, di difficoltà nel travaglio, di patologie uterine, come polipi all’endometrio e fibromi uterini.
  • Sembra esserci anche un aumento delle lesioni sclerotiche nelle arterie uterine, che pur non avendo un impatto diretto sulla fertilità sono correlate a complicanze ostetriche come il distacco di placenta, espletamento del parto con taglio cesareo, malpresentazione del feto, ecc..

Quali sono i fattori più importanti che determinano infertilità maschile?

Anche la fertilità maschile ha subito una significativa riduzione. Secondo molti studi, la percentuale di milioni di spermatozoi per millilitro si sarebbe quasi dimezzata negli ultimi 50 anni. Per questo motivo circa il 35% dei casi di infertilità ha una causa maschile.

L’infertilità maschile riconosce sicuramente una grossa componente sociale. Su di essa, infatti, oltre alle condizioni soggettive, chiaramente patologiche, sembrano influire anche le condizioni ambientali e lo stile di vita (incluso lo stress). Giungere a conclusioni certe è però più difficile di quanto sembri. I fattori da valutare sono molti ed eterogenei ed esiste una grande variabilità nella conta degli spermatozoi (non solo da individuo ad individuo ma anche da eiaculato ad eiaculato), nella loro morfologia e nella loro capacità di movimento (motilità). Tra l’altro, la stessa conta spermatica non è un indice dimostrato di fertilità, in quanto non esiste una correlazione certa tra numero di spermatozoi e fertilità, tranne nei casi di grave oligozoospermia (riduzione del numero di spermatozoi nel liquido seminale) o azoospermia (assenza di spermatozoi nel liquido seminale). Abbiamo, invece, maggiori evidenze riguardo specifici fattori di rischio. Alcune condizioni lavorative che esponogono a radiazioni, a sostante tossiche o a microtraumi, aumentano il rischio di infertilità. Anche l’esposizione agli inquinanti prodotti dal traffico urbano agisce negativamente. Il fumo di sigaretta nuoce agli spermatozoi: i fumatori spesso hanno più spermatozoi con morfologia anormale. Lo stesso stile di vita, se eccessivamente stressante, riduce la fertilità.

Cause che hanno una rilevanza strettamente medica, sono invece tutte le patologie in grado di alterare la struttura e la funzione del testicolo o del pene (come, ad esempio, criptorchidismo, ipospadia, varicocele, patologie purtroppo in aumento). Il tumore al testicolo, in particolare, è sia un fattore di rischio in se stesso che in conseguenza del trattamento chemioterapico o radioterapico utilizzato (solo il 40% recupera la funzione riproduttiva). Per ovviare alle difficoltà riproduttive cui vanno incontro gli uomini che devono sottoporsi ad una cura per il tumore al testicolo, è possibile raccogliere e crioconservare gli spermatozoi prima di interventi o terapie a rischio. Infine, un fattore noto, sebbene non sempre determinante, d’infertilità maschile è il varicocele (ingrossamento della vena del testicolo). Sono presenti anche fattori genetici. Ad esempio, si è ipotizzato che un’alterazione sul braccio lungo del cromosoma Y porti ad un aumentato rischio di sterilità

infertitllità e sterilità di coppia

ESAMI DA ESEGUIRE IN CASO DI STERILITA

Pap test

Tampone vaginale con antibiogramma per ricerca germi comuni, Chlamydia Trachomatis, Mycoplasma, Neisseria Gonorrhoeae, Trichomonas Vaginalis

Ecografia pelvica (per valutare l’esistenza di ipertrofia stromale tipica di PCOS differenziandola dall’ovaio multifollicolare tipico dell’età adolescenziale oltre alla valutazione di forma grandezza ed ecostruttura di utero ed ovaia)

Monitoraggio ecografico della crescita follicolare

Studio del muco cervicale a metà ciclo

PCT (post coital test)

Esami ematochimici:
• gruppo sanguigno e fattore RH
• test di Coombs indiretto
• emocromo completo con formula(eventuale valutazione del rischio microcitemico e sideropenico)
• creatinina sierica
• glicemia basale e post-prandiale (prelievo da 1,30 a due ore dopo aver cominciato un pasto abituale)
• VDRL, TPHA
• complesso TORCH
• HBsAg
• HCV
• HIV
• autoanticorpi plasmatici (ANF, ENA, anti DNA)
• immuno elettroforesi emoglobina
• esame urine

Esami immunologici
• Tempo di tromboplastina parziale attivata per Lupus AnticoagulantAnticorpi
• anti-cardiolipina (aCL): IgG ed IgM
• Anticorpi anti-fosfatidilserina (aPS): IgG ed IgM
• Conta delle piastrine

Controllo della funzionalità tiroidea
• TSH
• FT3 – FT4
• Ab anti-perossidasi
• Ab anti-tiroglobulina

Controllo della funzionalità ovarica
• LH
• FSH
• PRL
• Progeterone (in 22° giorno del ciclo)

Controllo anatomico della cavità uterina e della pervietà tubarica
Isteroscopia (in 6a-8a giornata dopo l’inizio del flusso)
Sonoisterosalpingografia (SIS)
Laparoscopia

Esami da richiedere al partner

Spermiogramma

Assetto ormonale:

Testosterone, DHT, LH, FSH, 17beta estradiolo, PRL, TSH, T3, T4
Eventuale test di stimolo con clomifene (somministrazione di Clomid 100 mg al giorno per 7 giorni- eseguendo un prelievo di base e due prelievi il 7° ed il 10° giorno per valutare FSH, LH, Testosterone – normalmente si osserveranno incrementi del 30/40% dei valori)

Esami immunologici:
• Tempo di tromboplastina parziale attivata per Lupus Anticoagulant
• Anticorpi anti-cardiolipina (aCL): IgG ed IgM
• Anticorpi anti-fosfatidilserina (aPS): IgG ed IgM
• Conta delle piastrine

Controllo della funzionalità tiroidea:
• TSH
• FT3 – FT4
• Ab anti-perossidasi
• Ab anti-tiroglobulina

Consulenza genetica di coppia

Eventuale consulenza psicologica di coppia

esame

L’ INFERTILITÀ MASCHILE

Si definisce infertilità la mancanza di concepimento dopo 12 mesi di rapporti non protetti e con adeguata frequenza. In passato si riteneva in generale che tale situazione fosse principalmente legata a cause femminili. Attualmente è dimostrato che il fattore maschile è presente in almeno il 50% dei casi (solo fattore maschile o combinazione di fattore maschile e femminile). Sicuramente un ruolo importante è giocato dal fatto che l’età in cui la coppia cerca la prima gravidanza risulta, per motivi sociali, sempre più posticipata. Al di là di questo, esistono una serie di fattori di rischio per la fertilità maschile che devono essere accuratamente ricercate ed eventualmente trattate. In particolare si tratta di fattori che, per tutto l’arco della vita, possono influenzare negativamente la capacità riproduttiva in modo transitorio o permanente.

Ricordiamo per esempio patologie come

  • Criptorchidismo (il cosiddetto “testicolo ritenuto”),
  • Infezioni delle vie genito-urinarie e
  • Patologie prostatiche,
  • Varicocele,
  • Orchite post-parotitica,
  • Torsioni del funicolo spermatico,
  • Traumi e pregressi interventi chirurgici invasivi della regione inguino-scrotale
  • Disordini endocrini,
  • assunzione di farmaci (es. esposizione a chemioterapici per patologie neoplastiche),
  • patologie genetiche cromosomiche (la più comune è S. di Klinefelter) e geniche (le più comuni sono le microdelezioni del cromosoma Y),
  • patologie da abuso di alcol e stupefacenti,
  • patologie professionali (es. esposizione a radiazioni ionizzanti o ad inquinanti chimici di provata tossicità per la spermatogenesi).
  • Patologie sistemiche o d’organo fortemente debilitanti l’organismo
  • Tutti quei disordini che hanno implicazioni sulla funzione erettile ed eiaculatoria, situazioni che, in un modo o nell’altro influenzano tutte negativamente la capacità riproduttiva maschile.

E’ compito dell’Andrologo Medico (Endocrinologo Andrologo) sia individuare l’eventuale “contributo” maschile nell’infertilità della coppia, sia stabilire un preciso percorso diagnostico che ne quantizzi il grado e ne identifichi, quando possibile, le cause.

La prima visita non può prescindere da un’accurata anamnesi, che indaga ad esempio se il paziente ha avuto problemi di criptorchidismo in età pediatrica, se ha avuto un normale sviluppo puberale, se ha subito traumi importanti nella regione inguino-scrotale, se ha avuto infezioni all’apparato uro-genitale o ha contratto una parotite complicata con un’orchite; va indagata inoltre l’attività lavorativa e fisica svolta, lo stile di vita, l’eventuale abuso di alcol o sostanze stupefacenti, altre patologie sistemiche o di organo di rilievo, se sono presenti in famiglia altri casi di infertilità o menopausa precoce. L’indagine in sostanza dovrà mirare un po’ alla ricerca ed all’esclusione dei fattori di rischio sopradescritti.

E’ inoltre opportuno, sempre ai fini della valutazione dell’infertilità maschile, raccogliere alcune informazioni anche sulla componente femminile (età della partner, regolarità o meno dei cicli mestruali, precedenti gravidanze e/o aborti spontanei o provocati) nonché frequenza e modalità dei rapporti sessuali (es. se l’attività sessuale avviene con regolare frequenza, se ci sono problemi di erezione, se l’eiaculazione avviene regolarmente in vagina, se i rapporti sono concentrati soprattutto nel periodo potenzialmente fertile della donna). Va sottolineato che le informazioni coinvolgenti la partner sono a puro appannaggio della valutazione maschile e non possono in alcun modo essere considerate alternative all’indagine sulla componente femminile, che resta di stretta competenza dello specialista ginecologo.

Un attento esame obiettivo della regione genitale è altrettanto importante e dovrà prevedere la valutazione dei testicoli con ricerca di un eventuale varicocele, degli epididimi e del primo tratto dei deferenti, del pene, della prostata e vescicole seminali.

Seguirà una serie di indagini laboratoristico-strumentali, che possiamo considerare di I livello:

  • analisi del liquido seminale (spermiogramma) che rappresenta il cardine dell’iter diagnostico relativo alla valutazione della fertilità maschile
  • esami microbiologici (spermiocoltura, ricerca di chlamydiae trachomatis mycoplasma urealiticum) profilo ormonale (in particolare gonadotropine, testosterone, prolattina, TSH ed eventuali altri ritenuti necessari)
  • un’ecografia scrotale con color doppler dei funicoli spermatici per valutare la presenza di varicocele o di altre alterazioni testicolari

Sulla base dei risultati di queste prime indagini, si passerà o meno ad una valutazione laboratoristico-strumentale più approfondita, che possiamo definire di II o III livello.

Potranno essere presi in considerazione per es. ulteriori test del liquido seminale (es. ricerca di anticorpi antispermatozoo adesi), un approfondimento della situazione ormonale tramite eventuali test da stimolo, un’ecografia prostato-vescicolare, una serie di analisi di tipo genetico (es. cariotipo, ricerca di microdelezioni del cromosoma Y e mutazione del gene CFTR o altre se indicato). Se necessario, si potrà accedere ad una diagnostica ancora più invasiva come il citoaspirato o la biopsia testicolare.

Per quanto riguarda le prospettive terapeutiche relative all’infertilità maschile l’obiettivo del trattamento è quello di raggiungere le condizioni migliori possibili per quello che riguarda la spermatogenesi e la qualità del seme. Se dagli esami, per esempio, sono emerse infezioni genitali, occorrerà trattarle con adeguata terapia antibiotica e antinfiammatoria. Escluse o trattate queste, un approccio terapeutico importante è costituito dalla terapia ormonale, in particolare tramite l’uso di gonodotropine (in particolare FSH).

La terapia ormonale può essere utilizzata sia in modo razionale (in caso cioè di documentata carenza ormonale), sia in modo empirico, quando, pur senza un’evidenza di deficit secretorio di gonadotropine, si sfrutta di fatto un effetto stimolatorio sulla spermatogenesi. Quest’ultima situazione è di gran lunga la più frequente in clinica e trova indicazione in caso di ridotta spermatogenesi (cioè la situazione definita con il termine di oligospermia). Numerosi studi documentano l’efficacia di tale trattamento; tuttavia rimangono al presente mal definiti i criteri di predittività di risposta a tale terapia.

Un altro presidio terapeutico che si è rivelato efficace in studi clinici controllati per il trattamento dell’infertilità maschile è costituito dagli antiossidanti. La produzione di radicali liberi ad azione ossidante è un prezzo inevitabile che i sistemi biologici pagano, principalmente a causa del metabolismo energetico. Un loro eccesso può risultare deleterio per l’integrità ed il funzionamento delle molecole biologiche, per cui, entro certi limiti i sistemi stessi sono dotati di antiossidanti, molecole cioè in grado di bloccare i radicali liberi. E’ dimostrato che gli spermatozoi di soggetti affetti da dispermia presentano una ridotta capacità di bloccare i radicali liberi e conseguente eccesso di radicali liberi ossidanti. Su questi presupposti sono stati intrapresi studi clinici che hanno utilizzato efficacemente antiossidanti come presidio terapeutico. Viene sottolineato in particolare l’utilizzo del coenzima Q10 (ubidecarenone), la cui somministrazione orale comporta un incremento dello stesso nel liquido seminale, correlato con un miglioramento dei parametri seminali e del tasso di gravidanze ottenute. Un’altra molecola di provata efficacia è la carnitina, la cui somministrazione orale ha determinato un miglioramento dei parametri seminali ed un incremento del numero di gravidanze ottenute.

L’eventuale approccio alla tecniche di procreazione medicalmente assistita, dal punto di vista andrologico, va preso in considerazione principalmente quando, pur in presenza di una migliorata qualità del seme: la coppia non raggiunge comunque l’obbiettivo della gravidanza in un arco di tempo ragionevole; se sono falliti i tentativi di miglioramento della qualità del seme e quindi del grado di fertilità maschile; se non ci sono reali prospettive terapeutiche di miglioramento della fertilità maschile; se l’età della coppia (in particolare della partner femminile) è avanzata. A tale proposito deve essere esplicitato al paziente che, essendo il tempo fisiologico di un ciclo spermatogenico pari a circa tre mesi, tale sarà il tempo per riscontrare eventuali effetti terapeutici sulla qualità del suo seme.

L’eventuale ricorso alla procreazione medicalmente assistita deve essere effettuata comunque in stretto coordinamento con lo specialista ginecologo che segue la partner. Va sottolineato infine che la scelta della strategia terapeutica per quanto riguardi il maschio infertile rimane appannaggio dello specialista Andrologo Medico, sulla base dei dati clinici, laboratoristici e strumentali ottenuti dopo l’appropriato iter diagnostico.

Cosa si intende per AZOOSPERMIA?

Per azoospermia s’intende l’assenza di spermatozoi nel liquido seminale.

Le azoospermie si dividono in:

  • ostruttive
  • secretive

Le azoospermie ostruttive sono quelle in cui gli spermatozoi vengono normalmente prodotti ma a causa di una ostruzione dei dotti escretori gli spermatozoi non arrivano all’esterno.

Le azoospermie secretive sono quelle in cui esiste un danno del tessuto testicolare che annulla la spermatogenesi o la riduce notevolmente.

In entrambe le patologie gli spermatozoi possono essere recuperati dal testicolo mediante una delle seguenti tecniche:

MESA (Microsurgical Epididymal Sperm Aspiration): Tecnica attraverso la quale gli spermatozoi vengono prelevati direttamente dall’epididimo, tramite aspirazione o incisione chirurgica.

PESA (Percutaneous Epididymal Sperm Aspiration): Aspirazione percutanea (effettuata attraverso la cute) di spermatozoi dall’epididimo

TESA (Testicular Sperm Aspiration): Tecnica attraverso la quale gli spermatozoi vengono prelevati direttamente dal testicolo, tramite aspirazione percutanea o incisione chirurgica del tessuto testicolare.

TESE (Testicular Sperm Extraction): Estrazione di spermatozoi dal testicolo tramite biopsia chirurgica.

Tali tecniche permettono il recupero degli spermatozoi nella quasi totalità delle azoospermie ostruttive e in circa il 50% delle azoospermie secretive. Gli spermatozoi così recuperati possono essere utilizzati per la ICSI.

infertilità maschile

ESAMI NELLE PAZIENTI CON ABORTIVITÁ RIPETUTA O PREGRESSA MEF

Pap test

Tampone vaginale con antibiogramma per ricerca germi comuni, Chlamydia Trachomatis, Mycoplasma, Neisseria Gonorrhoeae, Trichomonas Vaginalis

Ecografia pelvica (per valutare l’esistenza di ipertrofia stromale tipica di PCOS differenziandola dall’ovaio multifollicolare tipico dell’età adolescenziale oltre alla valutazione di forma grandezza ed ecostruttura di utero ed ovaia)

Esami ematochimici:

  • gruppo sanguigno e fattore RH
    • test di Coombs indiretto
    • emocromo completo con formula(eventuale valutazione del rischio microcitemico e sideropenico)
    • creatinina sierica
    • glicemia basale e post-prandiale (prelievo da 1,30 a due ore dopo aver cominciato un pasto abituale)
    • VDRL, TPHA
    • complesso TORCH
    • HBsAg
    • HCV
    • HIV
    • autoanticorpi plasmatici (ANF, ENA, anti DNA)
    • immuno elettroforesi
    • esame urine

Esami immunologici
• Tempo di tromboplastina parziale attivata per Lupus Anticoagulant Anticorpi
• Anti-cardiolipina (aCL): IgG ed IgM
• Anticorpi anti-fosfatidilserina (aPS): IgG ed IgM
• Conta delle piastrine

Controllo della funzionalità tiroidea
• TSH
• FT3 – FT4
• Ab anti-perossidasi
• Ab anti-tiroglobulina

Controllo della funzionalità ovarica
• LH
• FSH
• PRL
• Progeterone (in 22° giorno del ciclo)

Controllo anatomico della cavità uterina e della pervietà tubarica
Isteroscopia (in 6a-8a giornata dopo l’inizio del flusso)
Sonoisterosalpingografia SIS
Laparoscopia

Esami da richiedere al partner

Spermiogramma

Assetto ormonale:
• testosterone, DHT, LH, FSH, 17beta estradiolo, PRL, TSH, T3, T4
• eventuale test di stimolo con clomifene (somministrazione di Clomid 100 mg al giorno per 7 giorni- eseguendo un prelievo di base e due prelievi il 7° ed il 10° giorno per valutare FSH, LH, Testosterone (normalmente si osserveranno incrementi del 30/40% dei valori)

Esami immunologici:
• Tempo di tromboplastina parziale attivata per Lupus Anticoagulant
• Anticorpi anti-cardiolipina (aCL): IgG ed IgM
• Anticorpi anti-fosfatidilserina (aPS): IgG ed IgM
• Conta delle piastrine

Controllo della funzionalità tiroidea:
• TSH
• FT3 – FT4
• Ab anti-perossidasi
• Ab anti-tiroglobulina

Consulenza genetica di coppia

Eventuale consulenza psicologica di coppia

abortività

VALUTAZIONE DELLA COPPIA STERILE

Di norma si consiglia di iniziare un iter diagnostico per infertilità dopo circa 12 mesi di rapporti non protetti che non hanno portato all’insorgenza di una gravidanza, tuttavia si può iniziamo con un approccio più precoce in caso di:

  • Donna di età superiore ai 35 anni
  • Obesità/iperandrogenismo
  • Oligo-amenorrea
  • Patologia utero-annessiale nota o sospetta(come: endometriosi, PID)
  • Condizione di DISPERMIA del partner nota

Si  chiederanno le genaralità:

Età

Residenza

Titolo di studio

Professione

Quindi si passerà all’ANAMNESI vera e propria che comprende:

ANAMNESI: mestruale, riproduttiva e contraccettiva

Gruppo e fattore RH

Parità e storia eventuali gravidanze precedenti

Storia mestruale: età del menarca regolarità e durata dei cicli Eventuale precedente uso di contraccettivi

Data dell’ultima mestruazione: UM / /

Frequenza dei rapporti sessuali:

Vaginismo: assente /presente

Eventuale disfunzione erettile del partner

Anamnesi medica del partner

  • eventuale sensibilizzazione a farmaci
  • assunzione di farmaci
  • interventi (per varicocele, ernia inguinale, criptorchidismo)
  • endocrinopatie ( ipo/ipertiroidismo, ipogonadismo)
  • diabete e altri disordini metabolici
  • problemi vascolari e cardiopolmonari
  • malattie a trasmissione sessuale
  • malattie renali
  • malattie convulsive
  • malattie infantili( parotite)
  • traumi ai genitali
  • malattie mediche (epatite, reumatismo articolare acuto, ipertensione cronica, diabete etc.)

Anamnesi medica della donna

  • eventuale sensibilizzazione a farmaci
  • assunzione di farmaci
  • interventi LPT addominopelvici
  • trasfusioni di sangue (data e sede)
  • diabete e altri disordini metabolici
  • problemi vascolari e cardiopolmonari
  • malattie a trasmissione sessuale
  • malattie renali
  • malattie convulsive
  • anormalità ginecologiche
  • traumi gravi
  • malattie mediche (epatite, reumatismo articolare acuto, ipertensione cronica, diabete etc.)

Anamnesi familiare e genetica chiedendo notizie relative a:

  • Eventuali malformazioni e sindromi genetiche (consulenza genetica)
  • Casi di infertilità o aborti spontanei in famiglia
  • Età della menopausa nella madre
  • Presenza di tumori ormono dipendenti (terapie ormonali effettuate)

Anamnesi sociale

  • abuso di sostanze stupefacenti (paziente e partner)
  • uso di farmaci (paziente e partner)
  • partners multipli
  • rischi professionali e lavorativi
  • pianificazione della gravidanza in corso
  • condizioni di vita e sistemi di supporto operanti o necessari

Si passa poi all’ESAME FISICO controllando:

Altezza: cm

Peso: Kg

PA:

Condizioni Generali:

Quindi si controllano:

  • Testa,
  • Collo,
  • Mammelle,
  • Linfonodi,
  • Cuore,
  • Polmoni
  • Addome
  • Estremità
  • Segno di Giordano a dx e sx


Si esegue un Esame pelvico dei genitali

Si osserva lo STATO NUTRIZIONALE: normale/obesità/magrezza

Si osserva se vi sono CARATTERISTICHE CHE INDIRIZZANO VERSO PATOLOGIE PARTICOLARI quali:

  • IPERTRICOSI (PCOS, S. di Cushing)
  • VIRILISMO
  • OBESITA’
  • BASSA STATURA ( S.di Turner)
  • PTERIGIO
  • TORACE A BOTTE
  • ESOFTALMO
  • SEGNI DI IPOTIROIDISMO
  • GALATTORREA
  • AMENORREA
  • ECCESSIVA MAGREZZA

Esami consigliati in caso di sterilità:

Temperatura basale;

Pap Test;

Tampone vaginale con antibiogramma per ricerca germi comuni, Chlamydia Trachomatis, Mycoplasma, Neisseria Gonorrhoeae, Trichomonas Vaginalis;

Ecografia pelvica TA e TV (per valutare la morfologia dell’utero e l’eentuale esistenza di ipertrofia stromale tipica di PCOS differenziandola dall’ovaio multifollicolare tipico dell’età adolescenziale oltre alla valutazione di forma grandezza ed ecostruttura di utero ed ovaia);

Monitoraggio ecografico della crescita follicolare;

Esami ematochimici:

  • gruppo sanguigno e fattore RH
  • test di Coombs indiretto
  • emocromo completo con formula(eventuale valutazione del rischio microcitemico e sideropenico)
  • creatinina sierica
  • glicemia basale e post-prandiale (prelievo da 1,30 a due ore dopo aver cominciato un pasto abituale)
  • VDRL, TPHA
  • complesso TORCH
  • HBsAg
  • HCV
  • HIV
  • autoanticorpi plasmatici (ANF, ENA, anti DNA)
  • immuno elettroforesi
  • esame urine

Esami immunologici

  • Tempo di tromboplastina parziale attivata per Lupus Anticoagulant Anticorpi
  • anti-cardiolipina (a CL): IgG ed IgM
  • Anticorpi anti-fosfatidilserina (a PS): IgG ed IgM
  • Conta delle piastrine

Controllo della funzionalità tiroidea

  • TSH
  • FT3 – FT4
  • Ab anti-perossidasi
  • Ab anti-tiroglobulina

Controllo della funzionalità ovarica

  • LH
  • FSH
  • PRL
  • Progeterone (in 22° giorno del ciclo)

Controllo anatomico della cavità uterina e della pervietà tubarica

  • Isteroscopia (in 6a-8a giornata dopo l’inizio del flusso)
  • Sonoisterosalpingografia SIS
  • Laparoscopia

Esami da richiedere al partner


Spermiogramma

Assetto ormonale:

  • testosterone, DHT, LH, FSH, 17beta estradiolo, PRL, TSH, T3, T4
  • test di stimolo con clomifene (somministrazione di Clomid 100 mg al giorno per 7 giorni- eseguendo un prelievo di base e due prelievi il 7° ed il 10° giorno per valutare FSH, LH, Testosterone – normalmente si osserveranno incrementi del 30/40% dei valori)

ESAMI IMMUNOLOGICI

  • Tempo di tromboplastina parziale attivata per Lupus Anticoagulant
  • Anticorpi anti-cardiolipina (aCL): IgG ed IgM
  • Anticorpi anti-fosfatidilserina (aPS): IgG ed IgM
  • Conta delle piastrine

CONTROLLO DELLA FUNZIONALITA’ TIROIDEA

  • TSH
  • FT3 – FT4
  • Ab anti-perossidasi
  • Ab anti-tireoglobulina

Esami genetici ed eventuale Consulenza genetica di coppia

Eventuale consulenza psicologica di coppia.

valutazione coppia

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