Prevenzione dei tumori dell’ovaio
Nella genesi della maggior parte delle neoplasie maligne interferiscono diversi fattori, in genere esisterebbe una predisposizione genetica su cui potrebbero poi agire tanti fattori ambientali e con la prevenzione potremmo fare veramente molto per salvaguardare la nostra salute, anche se spesso non ce ne rendiamo conto.
La prevenzione dei tumori può essere primaria o secondaria.
La prevenzione primaria si attua prima dell’insorgenza della malattia, deve essere messa in atto da tutti i soggetti in buona salute e consiste nel ridurre l’esposizione a fattori di rischio specifici.
Cerchiamo prima di tutto di renderci conto di quali siano questi fattori di rischio e di come ed in quale misura essi influenzino la nostra salute:
- Il fumo è responsabile del 30% della mortalità per cancro in generale, in campo ginecologico è associata alla facilitazione della progressione dei tumori maligni della cervice uterina.
- L’alcool aumenta il rischio legato al fumo per l’insorgenza dei tumori del cavo orofaringeo, della laringe e dell’esofago.
- Una dieta povera di fibre e ricca in contenuto di grassi aumenta il rischio di tumore della mammella e dell’utero.
- Il sovrappeso è anche un importante fattore di rischio, perché il tessuto adiposo produce degli ormoni endogeni con azione estrogeno simile e con potenzialità tali da modificare il rischio per quei tumori che sono ormono-correlati.
La prevenzione secondaria
Consiste invece nel diagnosticare la malattia in una fase precoce in una popolazione apparentemente sana. Purtroppo non è possibile fare uno screening per tutte le patologie tumorali ginecologiche, tuttavia per la donna alcuni screening sono molto efficaci ed hanno ridotto notevolmente il riscontro di alcuni tipi di tumore in fase avanzata.
LA POSSIBILITA’ DI PREVENZIONE, DIAGNOSI E CURA DEI TUMORI DELL’OVAIO
Sappiamo che oggi i tumori possono essere curati più facilmente di un tempo e la guarigione completa è possibile se il tumore viene diagnosticato in tempo utile, ovvero ad uno stadio iniziale e se ciò non accade, purtroppo, la percentuale di guarigione diminuisce notevolmente. C’è bisogno dunque di una diagnosi precoce ma anche di una prevenzione attiva in quanto molti tumori possono insorgere per cause connesse ad errati stili di vita. Si pensi al ruolo fondamentale dell’alimentazione, alleata privilegiata della nostra salute e, al tempo stesso, possibile causa di gravi patologie, al fumo e all’abuso di alcol. Acquisire maggiore consapevolezza, grazie ad una diffusione maggiore delle informazioni scientifiche, insegna ad occuparci del nostro corpo con la dovuta attenzione. Un esempio è proprio il tumore dell’ovaio che colpisce in modo particolare le donne in età matura ma la cui possibilità di insorgenza deve essere presa in considerazione in tutte le donne, anche in quelle più giovani. L’informazione aiuta a vivere in modo sano e responsabile e l’utilizzo di procedure di prevenzione già sperimentate, come ad esempio l’uso della pillola anticoncezionale, possono salvare la vita a migliaia di donne, di tutte le età.
Attualmente le informazioni sanitarie sono alla portata di tutti: internet, ma anche rubriche televisive e radiofoniche, articoli di giornale, riviste specializzate sono molto utili a questo scopo. La salute è il nostro bene primario, e le donne sono molto attente alle informazione che riguardano la salute e la prevenzione. Negli ultimi decenni sono stati fatti grandi progressi in campo oncologico ed alcune conquiste ormai fanno parte della cultura femminile, della prevenzione e della diagnosi precoce, pensiamo infatti al tumore del collo dell’utero la cui incidenza risulta potenzialmente azzerata con l’utilizzo del vaccino e dello screening, oppure al tumore della mammella la cui mortalità, grazie allo screening ed alla diagnosi precoce di tumori in fase talmente iniziale da non essere neppure palpabili, potrebbe considerarsi praticamente azzerata. Di tumore all’ovaio, invece, non se ne parla quasi mai eppure è un tumore molto importante in quanto ve ne sono quasi cinquemila casi all’anno, con una mortalità del 70% a cinque anni, risultando in tal modo la quarta causa di morte per tumore nelle donne dopo il tumore del polmone, della mammella e del colon e rappresenta la prima causa di morte per tumore ginecologico. Di questo tumore se ne parla poco perché nei suoi riguardi non abbiamo un valida possibilità di screening né una efficace possibilità di diagnosi precoce; questi però non dovrebbero essere considerati motivi validi per non parlarne in quanto le donne sono oggi sufficientemente mature per ricevere questo tipo di informazioni ed infatti sono ben consapevoli che è sempre meglio sapere come stanno effettivamente le cose piuttosto che essere sorprese all’improvviso da un nemico sconosciuto e temibile. In ogni caso, anche in questo ambito, si intravede qualche novità che inizia a fare un pò di chiarezza. Infatti ora sappiamo con certezza che nei riguardi di questo tumore:
- La pillola risulta un potente agente preventivo;
- Alcuni sintomi potrebbero essere un importante segnale di allarme;
- La chirurgia che si pratica nei suoi confronti, per ottenere la massima efficacia, deve essere eseguita da un team di chirurghi esperti in questo campo;
- Che esiste un rischio genetico e che oggi tale rischio può essere determinato con precisione.
L’informazione quindi è molto importante per fare delle scelte, anche quando purtroppo non è molto positiva.
Le ovaie sono due piccoli organi deputati alla funzione riproduttiva ed endocrina nella donna. In età riproduttiva ogni mese producono una cellula uovo (l’ovocita) che passando da una delle due ovaie alla tuba di Falloppio e poi all’utero, potrebbe essere fecondato da uno spermatozoo. L’ovocita non fecondato determina tutto un insieme di eventi ormonali che, agendo sulla mucosa che riveste l’interno dell’utero, dà origine alla mestruazione. Nel corso degli anni l’ovaio perde gradualmente la sua attività riproduttiva ed endocrina venendosi a determinare quella fase della vita della donna che si definisce menopausa.
Il tumore alle ovaie si sviluppa prevalentemente sulla superficie dell’organo che è situato nell’addome, poichè la caratteristica di tutti i tumori è quella di sfaldare cellule che possono dare metastasi in altri organi e poichè l’origine del tumore ovarico è in genere la sua superficie esterna, che si trova esposta nell’addome, è proprio per questo motivo che appena il tumore inizia a svilupparsi può diventare immediatamente metastatico, cioè subito si formano degli accumuli di cellule tumorali che possono diffondersi a tutto l’addome. Questi accumuli (detti impianti) sono così piccoli che non danno sintomi e quando questi compaiono, il tumore è già molto diffuso e difficilmente curabile e per questo motivo il tumore dell’ovaio è la più importante causa di morte per tumore ginecologico. Le possibilità di cura sono piuttosto scarse se la diagnosi è tardiva.
Quando si parla di tumore dell’ovaio non si deve pensare comunque che si tratti di un’unica entità, recentemente è stato ben chiarito che vi sono diversi tipi di tumori ovarici. Una prima classificazione, già nota da tempo, comprende i tumori epiteliali, quelli che derivano dal rivestimento dell’ovaio, e quelli non epiteliali, cioè quelli che originano dal tessuto interno dell’organo stesso, questi ultimi sono i più rari e comprendono circa il 10% di tutti i tumori ovarici e compaiono in particolare nelle donne giovani. La maggior parte dei tumori ovarici sono quindi di tipo epiteliale ed anche questi sono stati recentemente divisi in due categorie, i tumori epiteliali di tipo 1 ed i tumori di tipo 2.
- I tumori EPITELIALI di tipo 1 vengono diagnosticati in genere come espansi ovarici: a questo gruppo appartengono i tumori sierosi micropapillari di basso grado, i mucinosi gli endometriodi ed i tumori a cellule chiare; questi ultimi due tipi insorgono in aree di endometriosi.
- I tumori EPITELIALI di tipo 2, detti anche sierosi ad alto grado, invece, sono i più frequenti in assoluto e vengono diagnosticati in genere come forme avanzate, talora invece con ovaie quasi normali.
- Una categoria a parte sono i tumori dell’ovaio cosiddetti “borderline”: in effetti sono tumori a basso grado di malignità, cioè poco aggressivi con scarsa tendenza alla metastatizzazione, caratterizzati da una crescita lenta, spesso diagnosticati in giovane età; questi tumori hanno una buona prognosi ma possono dare origine a tumori maligni di tipo 1.
LE CISTI OVARICHE
Le cisti ovariche non rappresentano un fattore di rischio per il tumore dell’ovaio e neppure uno stato pre-canceroso e non degenerano quasi mai in tumore. In genere le caratteristiche clinico-morfologiche delle cisti, cioè la somma delle caratteristiche della paziente e delle caratteristiche ecografiche, con l’ausilio anche dei marcatori tumorali, permettono di classificarle come benigne o maligne nella maggior parte dei casi. Tuttavia alcune forme di cisti vengono rimosse con un intervento laparoscopico mini-invasivo. In genere vengono rimosse:
- Le cisti dermoidi,
- Le cisti endometriosiche,
- Le cisti superiori ai 5 cm nelle donne in menopausa;
- Le cisti con setti o vegetazioni richiedono una valutazione specialistica, perché possono essere sospette per neoplasia, specie se in post-menopausa,
- Le cisti ovariche semplici cioè a contenuto liquido senza vegetazioni o setti interni sono formazioni a bassissimo rischio.
- Se viene asportata una cisti e l’esame istologico dovesse poi rivelare un tumore è necessario un reintervento in tempi brevi presso un centro specialistico.
Il tumore ovarico occupa il nono posto tra i tumori più frequentemente diagnosticati alle donne e rappresenta quasi il 3% di tutte le diagnosi di cancro con stime che parlano di poco meno di 5.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno nel nostro Paese. Si tratta di una patologia che colpisce le ovaie, ovvero gli organi responsabili nella donna della produzione degli ormoni sessuali e delle cellule riproduttive (ovociti) e riguarda circa una donna ogni 100.
Questo tipo di tumore colpisce le donne soprattutto dopo i 60 anni, mentre è piuttosto raro nelle donne giovani al di sotto dei 30 anni. Nonostante i continui progressi della medicina e della ricerca, la diagnosi precoce del tumore ovarico è ancora molto difficile e di conseguenza spesso non è possibile iniziare una adeguata terapia in modo tempestivo per riuscire a debellare definitivamente la malattia.
COME SI POTREBBE ATTUARE UNA PREVENZIONE DEL TUMORE OVARICO
Al momento non si conoscono le cause che determinano la genesi dei tumori ovarici. Tuttavia conosciamo alcuni importanti fattori di rischio che predispongono al tumore dell’ovaio ed esistono anche alcuni rimedi protettivi. I principali fattori di rischio e di protezione per il tumore ovarico sono:
- L’età avanzata;
- Una vita fertile lunga (prima mestruazione precoce e menopausa tardiva)
- La mancanza di gravidanze;
- Le gravidanze, l’utilizzo della pillola anticoncezionale che “mette a riposo” le ovaie, e una alimentazione ricca di frutta e verdura rappresentano invece fattori di protezione verso questo tipo di tumore.
- E’ inoltre da tener presente che una piccola percentuale dei tumori ovarici, meno del 10%, ha una componente genetica spesso rappresentata da una mutazione nei geni BRCA1 e BRCA2, coinvolti anche nel tumore del seno: le donne che hanno più parenti strette (madre, sorelle) malate di cancro ovarico o di un altro tumore associato alla stessa mutazione (per esempio al seno) sono più a rischio di sviluppare questo tumore e dovranno sottoporsi ai controlli (visita ginecologica ed ecografia) con maggiore frequenza.
Il fatto di conoscere i fattori di rischio e quelli protettivi significa poter in qualche modo prevenire. Esaminiamo più in dettaglio il ruolo di questi fattori:
- LA PILLOLA ANTICONCEZIONALE PREVIENE IL CARCINOMA OVARICO FINO AL 60% NON SOLO DURANTE L’ASSUNZIONE MA ANCHE ANNI DOPO DALLA SUA SOSPENSIONE. La pillola anticoncezionale riduce il rischio d’insorgenza non solo durante il periodo dell’assunzione ma anche dopo la sospensione dell’uso e per moltissimi anni. La causa di tale effetto protettivo sarebbe connessa all’inibizione della funzione delle ovaie nel periodo dell’assunzione del contraccettivo.
- ABITUDINI E STILI DI VITA POSSONO INFLUENZARE I TUMORI DELL’OVAIO. Gli esami di controllo periodico sono importanti per la prevenzione di questa patologia, ma anche un corretto stile di vita contribuisce a ridurre drasticamente il rischio di ammalarsi. In particolare si calcola che adottare sane abitudini possa evitare la comparsa di un cancro su tre. Le regole da adottare per raggiungere questo importante traguardo di prevenzione sono molto semplici e riguardano in modo particolare l’alimentazione, l’esercizio fisico e le cosiddette abitudini voluttuarie, cioè quelle abitudini che danno piacere ma sono pericolose per la salute come il fumo o il consumo eccessivo di alcol. Non occorrono grandi sforzi basta porre un pò di attenzione a ciò che si mangia e cercare di non condurre una vita troppo sedentaria im quanto, mantenere il peso forma non è solo un’esigenza estetica, ma è anche, e soprattutto, una scelta di salute contro l’insorgenza di molti tumori. Per esempio, un buon metodo per ridurre il rischio di tumore consiste nel seguire la tradizionale dieta mediterranea. Niente di più semplice per noi in Italia. E non bisogna dimenticare che un’alimentazione corretta è anche la base della prevenzione per le malattie cardiovascolari e di raggiungere un invecchiamento in piena forma. Oltre alla qualità del cibo che ingeriamo è importante anche la quantità nel senso che non bisogna eccedere con le calorie introdotte che devono essere calcolate in base all’età, al peso, al tipo di attività svolta e a diversi altri parametri personali. Per quanto riguarda l’attività fisica non bisogna certo essere degli atleti per prevenire il cancro ed infatti il consiglio migliore è quello di svolgere un’attività moderata per almeno 30 minuti al giorno e per almeno cinque giorni alla settimana. Questo tipo di attività può includere, per esempio, una passeggiata nel verde o la scelta di muoversi in bici invece che in macchina. Queste semplici regole generali sono valide, con qualche opportuna modifica, per tutte le età.
- IL SOVRAPPESO gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione dei tumori e questo è altrettanto vero nel caso del carcinoma ovarico.
RUOLO DELLA FAMILIARITÀ E DELLE MUTAZIONI GENETICHE
Recentemente si è scoperto che almeno il 10% dei tumori dell’ovaio si sviluppano a causa di un gene alterato acquisito dai genitori. Questa parte di tumori sono definiti eredo-familiari e possono essere individuati studiando le famiglie affette. Non solo la genetica ci viene incontro con lo studio delle famiglie dei soggetti malati di tumore, ma è anche possibile eseguire un test di laboratorio sul sangue per identificare i portatori di questo gene alterato. Chi potrebbe essere il portatore di un gene mutato?
- Donne con madre e/o sorella e/o figlia affetta/e da tumore dell’ovaio hanno un maggior rischio di sviluppare la neoplasia;
- Donne con familiarità per il tumore della mammella, specie se comparso in giovane età sotto i 35 anni;
- Donne che hanno avuto un tumore bilaterale della mammella;
- Aver avuto un tumore dell’ovaio e della mammella nella stessa paziente o nella stessa famiglia;
- Il tumore della mammella in un maschio.
Tutte queste situazioni debbono mettere in guardia sulla possibilità che in famiglia circoli il gene malato. In particolare, è ben conosciuta e studiata la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, i quali normalmente contrastano la genesi del tumore della mammella ed anche dell’ovaio, le donne che presentano tali mutazioni hanno probabilità più elevate di essere colpite dal tumore all’ovaio. Per queste donne esistono dei programmi di sorveglianza accurati e interventi preventivi che sono in grado di ridurre la mortalità per tumore ovarico. Una volta stabilita, mediante un colloquio con un genetista medico e un oncologo, la necessità di sottoporsi al test, si procede con un semplice prelievo di sangue dal quale verrà estratto il DNA da analizzare. Il risultato potrà essere positivo o negativo, ovvero si potrà sapere se la mutazione è stata effettivamente ereditata oppure no.
È importante sottolineare che avere ereditato la mutazione non significa avere la certezza di sviluppare prima o poi il tumore, ma piuttosto equivale ad avere un rischio più elevato rispetto a chi non ha la mutazione. Il test genetico non è dunque uno strumento di prevenzione nel senso classico del termine, ma si limita a fornire informazioni sul rischio di ammalarsi di tumore nel corso della vita e deve essere preso in considerazione solo in caso di reale necessità, dopo una consulenza con il genetista medico. In base al risultato del test, il genetista medico e l’oncologo sapranno creare un piano di controllo e prevenzione individuale basato, nel caso della presenza di una mutazione “pericolosa”, su controlli più frequenti e più attenti che permetteranno di gestire al meglio il rischio e di individuare un eventuale tumore nelle sue fasi più precoci. Al momento attuale, tranne che per il seno e l’ovaio, non esistono test genetici disponibili per gli altri tumori femminili.
IL TUMORE DELLA MAMMELLA COME FATTORE DI RISCHIO PER IL TUMORE DELL’OVAIO
Donne con tumore della mammella, in particolare se diagnosticato in giovane età, hanno un rischio aumentato di tumore dell’ovaio. Da uno studio dello Istituto Europeo di Oncologia le donne che hanno ricevuto la diagnosi di tumore della mammella al di sotto dei 45 anni hanno un rischio di tumore ovarico di 2 volte e mezzo in più rispetto alla popolazione che non ha avuto il tumore al seno. Questo dato è importante e permette di seguire e mettere in atto dei programmi preventivi più accurati su questa popolazione già colpita dal tumore.
L’ENDOMETRIOSI
L’endometriosi è una malattia spesso progressiva nella quale alcune cellule della mucosa uterina (endometrio) s’impiantano al di fuori dell’utero. I focolai endometriosici si trovano soprattutto nella pelvi (ovaie, intestino o vescica), più raramente in altri organi (cute, polmoni) dove vengono stimolati dagli ormoni che provocano il ciclo mestruale e ciclicamente crescono e sanguinano. La causa dello sviluppo dell’endometriosi non è stata ancora chiarita. Emorragie mestruali prolungate o cicli abbreviati ne aumentano il rischio, ma anche fattori genetici e sostanze inquinanti, come la diossina, aumentano la predisposizione all’endometriosi.
Studi epidemiologici e biologici effettuati negli ultimi anni hanno dimostrato l’associazione tra tumore ovarico ed endometriosi. La trasformazione dell’endometriosi in tumore però, è un evento molto raro ed infatti la percentuale di degenerazione neoplastica è pari a 0.4-1%. Inoltre l’insorgenza del tumore in una paziente con endometriosi avviene tardivamente, nella terza/quarta decade di vita. Nell’80% dei casi è coinvolto l’ovaio, ma il processo neoplastico può interessare qualunque sede endometriosica (organi o tessuti pelvici, parete peritoneale, setto retto-vaginale). L’endometriosi si associa in particolare ai tumori ovarici di tipo endometrioide ed a cellule chiare. Queste tipologie vengono diagnosticate in genere in uno stadio precoce rispetto alla forma più comune di tumore ovarico, definito sieroso. È importante che le donne con endometriosi sappiano di questo rischio e si sottopongano a controlli accurati, in particolare dopo ii 35 anni.
LA DIAGNOSI DEI TUMORI OVARICI
Per poter formulare una diagnosi riguardo ad una neoplasia ovarica occorre tener presenti e valutare alcuni importanti parametri quali:
- EVENTUALE PRESENZA DI SINTOMATOLOGIA;
- EVENTUALE POSITIVITA’ DI PARTICOLARI MARCATORI;
- LA RISPOSTA DI UNA ECOGRAFIA TRANSVAGINALE.
Non esistono al momento programmi di screening scientificamente efficaci per la diagnosi precoce del tumore dell’ovaio. Inoltre la diagnosi è resa difficile dalla posizione delle ovaie, situate in una zona del corpo poco accessibile. Anche i sintomi che possono far sospettare il tumore sono molto vaghi e generici. Per questo la diagnosi è spesso tardiva. È quindi sempre compito del medico di fiducia o dello specialista la valutazione più corretta e l’indicazione di eventuali esami diagnostici da effettuare; spesso è la visita ginecologica che pone il sospetto di un ovaio patologico. In caso di sospetto tumore delle ovaie si effettua l’ecografia transvaginale oppure quella transaddominale. Sono considerati importanti per la valutazione clinica, oltre l’età della donna, le dimensioni e le caratteristiche ecografiche delle ovaie. Questa valutazione è molto soggettiva, e le forme iniziali possono essere misconosciute da operatori poco esperti. Il dosaggio dei marcatori tumorali, in particolare del CA-125, in caso di sospetto tumore può essere molto utile ad orientare la diagnosi.
I SINTOMI CHE SPESSO VENGONO RIFERITI DALLE DONNE CON TUMORE OVARICO
I sintomi del tumore all’ovaio possono variare da donna a donna e da caso a caso; per lungo tempo si è pensato che non esistessero sintomi precoci. Tuttavia una serie di studi recenti ha mostrato che alcuni sintomi posssono essere presenti anche nelle fasi precoci della malattia ed è importante tenerli presenti.
Questi sintomi includono:
- Dolore addominale o pelvico che si propone in forma regolare ma non necessariamente continuativa.
- Senso di ripienezza precoce e sensazione di non riuscire a mangiare nella solita quantità.
- Distensione addominale persistente.
- Altri sintomi includono: una modificazione delle abitudini intestinali, la frequenza minzionale, il sanguinamento vaginale, altra sintomatologia intestinale.
È molto probabile che questi sintomi siano dovuti ad altre cause e non ad un tumore ovarico tuttavia se persistono o diventano più gravi può essere utile tenerne un diario preciso e parlarne con il proprio medico.
IMPORTANZA DELLA VISITA GINECOLOGICA E DELL’ECOGRAFIA NELLA DIAGNOSI DEI TUMORI OVARICI
Ogni donna dovrebbe sottoporsi con regolarità e con cadenza annuale a una visita ginecologica anche in assenza di particolari problemi o sintomi. Per quanto riguarda la prevenzione oncologica, in base alla storia familiare lo specialista è in grado di determinare il rischio individuale di sviluppare un tumore e di programmare di conseguenza un calendario preciso degli esami di controllo da svolgere con regolarità.
Nel corso della visita ed in particolare al momento dell’anamnesi è necessaria una attenta valutazione di eventuali sintomi riferiti e che possono far sorgere il sospetto di un tumore ovarico. Il tumore dell’ovaio viene definito il “killer silenzioso”, perché si ritiene che quando si sviluppano i sintomi, la malattia ha raggiunto già uno stadio avanzato. Tuttavia, uno studio statunitense ha dimostrato che le donne affette da tumore ovarico possono presentare sintomi significativamente più frequenti e piuttosto importanti anche se non specifici rispetto ad altre patologie. I risultati preliminari dello studio suggeriscono che, in alcune pazienti, i sintomi possono aiutare a sospettare una diagnosi più precoce. Pertanto è stato sviluppato un “indice dei sintomi” mediante un questionario specifico rivolto alle pazienti. In caso di affermazione positiva riguardo al sintomo è importante valutare il numero di giorni al mese della presenza del sintomo e la durata del sintomo specifico. Questi sintomi riguardano:
- UN DOLORE ADDOMINALE O PELVICO;
- L’ALIMENTAZIONE CON SENSAZIONE DI SAZIETÀ PRECOCE O INCAPACITÀ DI CORRETTA ALIMENTAZIONE;
- L’ADDOME CHE PRESENTA UNA SENSAZIONE DI GONFIORE O UN AUMENTO DELLA CIRCONFERENZA ADDOMINALE.
ESEMPIO DI QUESTIONARIO DA PROPORRE ALLA PAZIENTE IN CASO DI SINTOMATOLOGIA SOSPETTA PER TUMORE DELL’OVAIO:
E’ PRESENTE DOLORE ADDOMINALE O PELVICO?
– no
– si
Se si, quanti giorni al mese avverte questo sintomo?
– 0-5 giorni – 6-12 giorni – più di 12 giorni
Se si, da quanti mesi ha questo sintomo?
– meno di 1 mese – 1-6 mesi – 7-12 mesi – più di 1 anno
ALIMENTAZIONE: HA SENSAZIONE DI SAZIETÀ PRECOCE O INCAPACITÀ DI CORRETTA ALIMENTAZIONE?
– no
– si
Se si, quanti giorni al mese avverte questo sintomo?
– 0-5 giorni – 6-12 giorni – più di 12 giorni
Se si, da quanti mesi ha questo sintomo?
– meno di 1 mese – 1-6 mesi – 7-12 mesi – più di 1 anno
ADDOME: HA SENSAZIONE DI GONFIORE O DI AUMEMENTO DELLA CIRCONFERENZA ADDOMINALE?
- no
- si
Se si, quanti giorni al mese avverte questo sintomo?
– 0-5 giorni – 6-12 giorni – più di 12 giorni
Se si, da quanti mesi ha questo sintomo?
– meno di 1 mese – 1-6 mesi – 7-12 mesi – più di 1 anno
LA PROTEOMICA POTREBBE ESSERE IN GRADO DI RIVELARE LA PRESENZA DI TUMORE ALL’OVAIO.
La proteomica è la scienza che studia le proteine presenti all’interno delle cellule e che poi circolano nel sangue. Dall’analisi delle loro caratteristiche e del loro comportamento, i ricercatori contano di ottenere informazioni importanti per la diagnosi precoce e la cura dei tumori e di diverse altre malattie. Sono allo studio marcatori sierici per la diagnosi precoce di tutte le neoplasie più importanti. Nel campo del tumore ovarico, è già noto da tempo il dosaggio del CA 125; più recentemente sono usciti test che combinano altre proteine, fino a sei, che sono attualmente in fase di studio.
IL MARCATORE CA125
L’antigene 125 correlato al tumore (Cancer Antigen 125, CA 125) è una glicoproteina che viene prodotta dall’utero, dalla cervice uterina, dalle tube di Falloppio, e dalle cellule che rivestono gli organi delle vie respiratorie e dell’addome. Quando uno di questi tessuti è danneggiato o infiammato, come nel momento di sviluppo di un carcinoma ovarico, è possibile ritrovare piccole quantità di CA 125 nel sangue, facilmente identificabili attraverso una semplice analisi. Un valore alto di questo marcatore può indicare però anche una gravidanza, la presenza di ciclo mestruale, una patologia epatica, o un’endometriosi. Inoltre, meno della metà dei casi di tumore ovarico in stadio precoce induce un diretto aumento del livello di CA 125 nel sangue. L’analisi di questo marcatore è solitamente consigliata per donne delle categorie a rischio più elevato, come quelle che hanno una familiarità con la patologia.
I NUOVI MARCATORI
Attualmente è in fase di studio la combinazione di altri marcatori, come CA 19.9, HE-4 (proteina 4 dell’epididimo umano), V-CAM, Osteopontina, fattore di crescita insulinico due, fattore inibente i macrofagi, Leptina, Prolattina, in grado effettuare diagnosi di tumore ovarico più precise rispetto all’utilizzo del solo CA 125 che, come abbiamo detto, segnala anche condizioni ginecologiche benigne e non sempre si modifica in caso di tumore conclamato. Spesso l’insieme dei marcatori è inserito in una valutazione del rischio che prende in considerazione anche lo stato menopausale.
I marker neoplastici, in particolare il dosaggio del CA125, vengono utilizzati quando si sospetti un neoplasia ovarica; quindi il dosaggio viene eseguito in presenza di un esame ecografico positivo, oppure in caso di sintomatologia sospetta persistente oppure di esame clinico sospetto. Non vengono utilizzati invece nello screening della popolazione generale, perché non ne è stata dimostrata l’utilità; vengono invece usati nella sorveglianza delle categorie a rischio. Un utilizzo particolare è quello che se ne fa nel monitoraggio dei tumori ovarici in corso di trattamento e nel follow up dopo terapia.
RUOLO DELL’ECOGRAFIA ADDOMINO-PELVICA PER LA DIAGNOSI DEL TUMORE DELL’ OVAIO
L’ecografia addominale è un esame del tutto indolore che permette di valutare forma e dimensioni degli organi interni dell’addome grazie all’utilizzo di particolari onde, gli ultrasuoni. In campo oncologico questo esame è molto utilizzato anche a scopo diagnostico poiché il tessuto tumorale in genere ha una densità diversa rispetto a quello sano e di conseguenza è spesso possibile evidenziarlo con l’ecografia. Il principio su cui si fonda l’ecografia è che ogni organo, in base alla densità dei tessuti che lo compongono, riflette in maniera diversa le onde (ultrasuoni) dalle quali viene colpito. Durante l’esecuzione dell’esame gli organi interni colpiti dagli ultrasuoni, a seconda della loro densità, riflettono più o meno le onde che vengono raccolte e trasformate in immagini visibili sullo schermo di un computer. In particolare, con l’ecografia addominale si possono valutare forma e dimensione dell’ovaio, rilevando eventuali cisti o problemi di tipo anatomico, dell’utero e del fegato (spesso sede di metastasi) ed è possibile inoltre evidenziare la presenza di ascite che potrebbe indicare la presenza di un tumore.
Per approfondire il controllo ecografico viene utilizzata la cosiddetta ecografia transvaginale che si basa sugli stessi principi dell’ecografia classica, ma viene eseguita utilizzando una sonda introdotta direttamente in vagina ed in questo modo è possibile visualizzare in maniera molto più precisa l’utero e le ovaie per giungere ad una diagnosi più accurata. Non esistono indicazioni precise sulla frequenza con la quale eseguire controlli ecografici. In genere nel corso della visita ginecologica annuale il medico effettua anche un’ecografia, oppure l’esame viene prescritto in casi particolari per tenere sotto controllo una situazione poco chiara o per seguire il decorso della malattia dopo un trattamento farmacologico o chirurgico.
L’ecografia transvaginale quindi è un esame poco invasivo, paragonabile ad una visita ginecologica, che in genere permette di vedere la forma delle ovaie nei minimi particolari. Quando l’ovaio dovesse presentare delle iniziali alterazioni l’ecografia è spesso in grado di rivelarle. Rispetto alla visita ginecologica è molto più precisa, ed oggi rappresenta il migliore strumento di diagnosi del tumore dell’ovaio. Tuttavia l’ecografia non può essere utilizzata per lo screening delle donne asintomatiche perché ha dei limiti che si possono così riassumere:
- Il primo limite è che le ovaie spesso presentano alterazioni che sono fisiologiche: uno screening ecografico comporterebbe un numero di accertamenti chirurgici inutilmente elevato;
- Inoltre poichè il tumore può originare fin dall’inizio come malattia metastatica, la diagnosi morfologica non è mai una diagnosi precoce;
- Un esame ecografico negativo non esclude la possibilità della comparsa di un tumore già avanzato nell’arco di pochi mesi e vi sono anche alcuni tumori che non presentano alterazioni ecograficamente rilevabili;
- La qualità dell’esame dipende molto anche dall’esperienza dell’operatore.
Pur con questi limiti, l’esame è indicato nelle donne in cui si sospetti il tumore, oppure nella sorveglianza delle categorie di donne a rischio.
LA STADIAZIONE ED IL TRATTAMENTO DEI TUMORI OVARICI.
La stadiazione dei tumori ovarici serve per conoscere il grado di diffusione del tumore e quanto la malattia sia estesa nella pelvi e nell’addome. Nel caso del tumore ovarico per confermare la diagnosi ed effettuare la stadiazione, è indispensabile eseguire un intervento chirurgico, che rappresenta perciò il primo passo del trattamento. Si parla di stadio precoce se la malattia è localizzata all’ovaio (una o entrambe le ovaie) o comunque nelle sue strette vicinanze. Si parla, invece, di stadio avanzato quando le cellule hanno invaso organi lontani da quelli di origine. Lo stadio è il fattore prognostico più importate, tanto più lo stadio della neoplasie sarà precoce, tanto maggiori saranno le possibilità di cura e di guarigione.
La stadiazione, a gravità crescente, secondo le linee guida della Federazione Internazionale di Ginecologia ed Ostetricia viene così formulata:
- Stadio I: le cellule tumorali sono limitate alle ovaie, il tumore è circoscritto;
- Stadio II: le cellule tumorali sono passate dall’ovaio altri tessuti della pelvi (esempio tuba, utero)e si possono ritrovare anche nel liquido eventualmente presente in addome;
- Stadio III: le cellule tumorali si sono diffuse oltre la pelvi o si sono localizzate in quelle strutture chiamate linfonodi. Le cellule tumorali possono aver raggiunto la superficie del fegato;
- Stadio IV: le cellule tumorali si sono diffuse oltre l’addome e la pelvi; esse possono aver raggiunto il polmone, l’interno del fegato (parenchima epatico) o altri organi lontani dall’ovaio.
RUOLO DELLA CHIRURGIA NEI RIGUARDI DEL TRATTAMENTO DEI TUMORI OVARICI
La chirurgia svolge un ruolo importantissimo nel trattamento delle neoplasie ovariche avanzate, dove si associa quasi sempre alla chemioterapia. Il tumore dell’ovaio è particolarmente chemiosensibile e l’obiettivo della chirurgia consiste nell’asportare tutto il tumore macroscopicamente visibile. Questo risultato dipende principalmente dall’esperienza del chirurgo e, quando ottenuto, migliora di per sé la prognosi poiché favorisce l’effetto dei farmaci chemioterapici. È dimostrato dai dati pubblicati nella letteratura internazionale che le pazienti sottoposte ad una chirurgia che riesce ad asportare tutto il tumore visibile, hanno una prognosi nettamente migliore rispetto alle pazienti sottoposte ad una chirurgia che lascia a fine intervento un residuo tumorale. Per questo tipo di chirurgia è necessario un team di chirurghi esperti di chirurgia addominale, che siano in grado di operare anche lontano dagli organi ginecologici; è stato ripetutamente dimostrato che la sopravvivenza al tumore ovarico varia in funzione dell’esperienza del chirurgo nel trattare specificatamente questa patologia, sia esso ginecologo o chirurgo generale.
IL PRIMO INTERVENTO CHIRURGICO CHE VIENE ESEGUITO SERVE PER LA RIDUZIONE DELLA NEOPLASIA (CITORIDUZIONE PRIMARIA)
Circa il 70% delle pazienti con diagnosi di neoplasia ovarica si presentano ad uno stadio avanzato quando cioè la malattia si è diffusa nella pelvi e nella cavità addominale. Il trattamento di elezione per queste pazienti consiste nella asportazione chirurgica del tumore e si è potuto vedere che le pazienti sottoposte a chirurgia citoriduttiva primaria, che non presentavano quindi malattia residua al termine dell’intervento chirurgico, beneficiavano in modo statisticamente significativo, in termini di sopravvivenza e d’intervallo libero da malattia, rispetto a quelle con residuo di malattia. Per questa ragione è molto importante che la il primo intervento chirurgico sia eseguito correttamente da un team di chirurghi oncologi specializzati nella cura dei tumori dell’ovaio di stadio avanzato.
LA CHIRURGIA D’INTERVALLO ( eseguito, cioè, dopo alcuni cicli di chemioterapia)
Si definisce “chirurgia d’intervallo” un intervento chirurgico eseguito dopo alcuni cicli (2-3) di un trattamento chemioterapico iniziale. Infatti non sempre si riesce ad effettuare una “pulizia” chirurgica completa al primo intervento. Per questo motivo alcuni ricercatori hanno proposto di rimandare il primo intervento ad un secondo momento, dopo un iniziale trattamento con chemioterapia. Un recente studio sembrerebbe dimostrare che nelle situazioni di estrema diffusione del tumore, dove si giudichi che non sia possibile asportare tutto il tumore visibile, sia vantaggioso rinviare la chirurgia citoriduttiva dopo un trattamento chemioterapico di almeno 3 cicli. Pur essendo il ruolo della chirurgia d’intervallo attualmente controverso, anche la chirurgia di intervallo ha un buon successo quando si riesce ad eliminare tutto il tumore visibile; quindi anche questa chirurgia richiede una esperienza specialistica in questo specifico settore.
LA CHIRURGIA MINI-INVASIVA
Nei casi in cui la neoplasia appare limitata all’ovaio è possibile sottoporre le pazienti ad un trattamento chirurgico mini-invasivo. Questa chirurgia garantisce alle pazienti tutti i vantaggi, oramai ben noti e da tempo convalidati, propri dell’approccio mini-invasivo che includono una minor perdita ematica intra-operatoria ed una più breve degenza ospedaliera associate ad una miglior qualità di vita e di risultato cosmetico dovuto alla presenza di piccole cicatrici cutanee.
LA CHIRURGIA CONSERVATIVA
Nelle donne giovani e desiderose di prole la chirurgia conservativa è una opzione percorribile in alcuni tumori non epiteliali (ad esempio nel disgerminoma e nel tumore dei cordoni sessuali), nei tumori cosiddetti borderline e negli stadi precoci del carcinoma ovarico. La paziente deve essere consapevole del rischio di recidive rispetto alla chirurgia non conservativa ed inoltre deve accettare di sottoporsi ad un follow-up intensivo. Anche in questo caso la chirurgia deve essere accurata, condotta da chirurghi che abbiano un’esperienza specifica del settore.
IL SECONDO INTERVENTO DI RIDUZIONE CHIRURGICA DELLA NEOPLASIA (CITORIDUZIONE SECONDARIA)
Le pazienti con recidiva di neoplasia ovarica o sottoposte a solo trattamento chemioterapico di prima istanza possono essere candidate ad un intervento che si definisce di “citoriduzione secondaria”. Le pazienti che si sottopongono a questo tipo di trattamento devono essere in buone condizioni generali e la loro malattia deve avere una diffusione controllata, idealmente con lesione unica. Per individuare e localizzare recidive di malattia la paziente deve sottoporsi a rigorosi controlli radiologici, ematologici, e clinici, effettuati da specialisti esperti e dedicati alla cura del tumore dell’ovaio.
LA CHEMIOTERAPIA
Il tumore ovarico è particolarmente chemio-sensibile. Dopo il primo trattamento chirurgico le pazienti vengono sottoposte ad un trattamento chemioterapico che serve per consolidare il risultato della riduzione del tumore ottenuto dalla chirurgia. Alcune pazienti alla fine del trattamento sono guarite, cioè non hanno più evidenza di malattia e vengono avviate ai controlli. In caso il tumore ricompaia nel tempo queste pazienti possono essere trattate ancora con gli stessi farmaci oppure con chemioterapici differenti, a seconda dell’intervallo trascorso tra la fine della terapia e la ricomparsa dei segni della malattia. Altre pazienti dopo l’intervento e la prima chemioterapia hanno ancora qualche residuo di malattia in questi casi si continua il trattamento chemioterapico con altri farmaci allo scopo di stabilizzare il risultato ottenuto e di contenere lo sviluppo della malattia. Non deve sorprendere quindi che spesso le donne affette da tumore dell’ovaio vengano sottoposte per lunghi periodi al trattamento chemioterapico; per fortuna la malattia è particolarmente chemio-sensibile e ciò permette di contrastare la crescita tumorale con molti farmaci. Purtroppo queste terapie sono anche tossiche per le altre cellule e questo potrebbe comportare un impegno talvolta molto gravoso per l’organismo.
DOMANDE CHE POTREBBERO ESSERE FATTE AL MEDICO RIGUARDO AI TUMORI DELL’OVAIO:
Nella mia famiglia vi è già stato un caso di tumore all’ovaio. Si tratta di mia sorella. Questo fatto può aumentare il rischio anche per me?
Ho sentito dire che il sovrappeso può incidere sull’insorgenza di questo tumore. È vero?
Una donna che ha avuto un tumore al seno rischia maggiormente di avere un tumore all’ovaio, non è così?
Questo è davvero un tumore silente, cioè che dà pochissimi sintomi?
Sono entrata in menopausa a 58 anni. Ho sentito che questo fatto può aumentare il mio rischio…
Se viene usata la pillola a scopo preventivo, questa può dare effetti collaterali?
Soffro da sempre di endometriosi: questo fatto può essere collegato ad un eventuale tumore all’ovaio?
Queste domande, riguardanti argomenti così delicati devono essere rivolte al proprio medico di fiducia in modo tale da poter essere indirizzate correttamente verso una diagnosi precoce o verso la prevenzione. Saperne di più, conoscere meglio questa patologia, consente alle donne di sentirsi più forti e preparate, di ascoltare i segnali del proprio corpo anche se meno evidenti in questa forma di tumore rispetto ad altre forme, di vivere la salute in modo attivo, di avere gli strumenti e le risorse per valutare le possibili strategie di salvaguardia della propria salute.